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Un po’ di bellezza

di Maurizio de Giovanni

Tiziana ha visto un giaccone, nella vetrina di un negozio di via Scarlatti. Le piaceva tanto ma non poteva permetterselo, a prezzo piano: ha aspettato i saldi, ma non ha potuto liberarsi da] lavoro in orario possibile per qualche giorno, e ora spera che ci sia ancora la sua misura Ha trovato parcheggio e si affretta, manca una mezzora alla chiusura. Gira l’angolo, attraversa la strada.

1922

Giovanni scavalca un ramo tagliato e si addentra sul terreno. Le soprascarpe si infangano subito, ma lui non ci fa caso. Il silenzio é rotto da un motore lontano, forse addirittura un’automobile. Cominciano a vedersi anche da queste parti. Si guarda attorno, Giovanni: dalla finestra dell’unica palazzina confinante col suolo che ha appena acquistato intravede un volto, che subito sparisce, I vicini sono diffidenti. Non capiscono che voglia fare di quell’appezzamento il nuovo proprietario, temono che la loro pace venga disturbata. Giovanni sorride, e tira un profondo respiro.

1945

Il soldato americano scuote il capo, sospirando. Allarga le braccia e dice: vedi anche tu, signore. Tetto crollato, altra parte crolla pure, tra poco. Dovere chiudere. L’uomo al suo fianco guarda affascinato ii raggio di luce che non ci dovrebbe essere, che taglia la platea, che lambisce il palcoscenico. Non riesce a parlare. II soldato sospira ancora; odia doverlo dire. Proprio nel quartiere che tanto ha dato alia liberazione, proprio dove ragazzi quasi bambini hanno imbracciato i fucili, O anche solo tirato sassi contro i crucchi armati. Dovete chiudere. L’uomo al suo fianco si volta verso di lui, gli occhi lucidi. Le labbra gli tremano, ma la voce é ferma. Chiudo, si. Ma riapro. Perché qua dentro c’é l’anima della città, e la città non é morta. Il soldato si gratta la nuca, e sorride. Pensa a suo nonno, che da quella città é partito con un piroscafo cinquant’anni prima, e capisce quello che l’uomo vuol dire.

Oggi

Tiziana viene distratta dalla fila sul marciapiede. C’é una pioggerella sottile e fa freddo, non é certo la giornata giusta per perdere un po’ di tempo in fila: quella gente deve avere un buon motivo. Rallentando un po’, alza lo sguardo c vede l’insegna: un nome, il titolo della rappresentazione, Si ferma, Tiziana. Il nome é quello di un attore che adora, per il quale litiga col fidanzato che vuol vedere la partita, ogni volta che c‘é alla tele. Ma davvero, é qui? Proprio qui, ai Vomero?

1922

Giovanni lo sa, che non sarà facile. Che lo chiameranno pazzo, a voler fare questa cosa in un quartiere nuovo, dove non c’é niente $6 non quattro contadini e qualche pastore, e un paio di palazzine basse abitate da gente diffidente, che non vuole movimento eccessivo e fastidio. Ma Giovanni sa anche che non sarà. sempre cosi. Che i lavori per la funicolare finiranno, e attireranno gente nel nuovo quartiere. Che insieme ai poveri ci saranno i ricchi, che la sera magari non avranno voglia di scendere in città per divertirsi. Che un quartiere é una piccola città, e che ogni città deve averlo, il suo teatro. Giovanni é sicuro: verranno le riviste, avrà la prosa, le canzoni. E anche i vicini, che ora lo guardano storto, alla fine saranno suoi clienti.

1965

L’uomo che aveva guardato il raggio di sole sbagliato sul palcoscenico ha i capelli bianchi, adesso. E rughe di sofferenza. Sono stati anni belli e difficili. Ha riaperto solo tre anni dopo il crollo del tetto, ma ha dovuto rassegnarsi per quasi vent’anni a fare il cinematografo: la gente chiedeva roba americana, non voleva ricordare di essere italiana. Se ne vergognava, forse. Adesso no: adesso ci sono le automobili per tutti, i ristoranti, le vacanze al mare. E un po’ di soldi, tutti italiani, creati qui e non arrivati con la carità d’oltre oceano. Ora la gente vuole sentire parole italiane. Finalmente. Ora la genie vuole il teatro. C’é voluto coraggio, e un po’ di follia: ma l’uomo coi capelli bianchi ha sempre avuto una generosa dote di entrambe. Sorride alla bella, giovane figlia e al genero che é come un figlio e fa cenno di si. I due aprono il portoncino della biglietteria.

Oggi

Tiziana si ferma. Calcola che, se decide di prendere i biglietti, non comprerà più il giaccone. Sono tempi duri, una cosa o l’altra; e il giaccone resta, mentre una serata a teatro passa. Pensa questo, e Tiziana e una ragazza pratica, sa bene la differenza che passa tra un bene durevole, resistente, solido, e uno effimero, che sfiorisce e si deteriora e si dimentica.  Perciò non esita più, e si mette in fila alla biglietteria. Per comprare con pochi soldi un sogno, che le rimarrà dentro forse per tutta la vita. E pensando alla faccia del fidanzato, quando si presenterà a casa senza giaccone e con due biglietti per il teatro, sorride felice, senza sentire né il freddo né la pioggia.

1922

Giovanni si guarda attorno, e al posto di erbacce e alberi vede mura, poltrone di platea, foyer e galleria Sente la musica e vede ballerine, manifesti, maschere in livrea. Magari inviterà Sua Altezza ii Principe Umberto, per l’inaugurazione, e lui magari ci verrà. Pensa che ogni quartiere ha diritto a un po’ di bellezza. E pensa che senza un teatro la gente corre ii rischio di lavorare per niente, di dimenticarsela, la bellezza. Si accende un sigaro, Giovanni. E annuisce tra sé. Poi si toglie il cappello e, da solo tra le erbacce, fa un profondo inchino.

Maurizio de Giovanni